Pochi giorni fa, sono entrate in vigore alcune importanti direttive inerenti alla tutela della privacy degli utenti europei del web.
Molte di queste riguardano la tracciabilità del comportamento dei navigatori, spesso ignari che i click che effettuano in una o più pagine web, sono monitorati e pronti a trasformarsi in statistica o “merce” di scambio per chiunque possa trarre profitto dal conoscere i gusti e interessi degli utenti stessi.
Siamo dunque tutti spiati. Ma per il nostro bene!
Infatti lo scopo di questa violazione della privacy è – per i venditori – quello di personalizzare il tipo di informazioni da inviare ad un utente. Ad esempio, se in un sito di e-commerce che vende capi di abbigliamento, passo più tempo nel’area jeans, il gestore del sito potrà sapere che mi interessa quella tipologia e inviarmi di conseguenza email commerciali su quel determinato prodotto. Questa è un po’ la filosofia di Google adSense che durante la navigazione, propone all’utente pubblicità della stessa categoria dei tuoi siti più visitati.
Infatti lo scopo di questa violazione della privacy è – per i venditori – quello di personalizzare il tipo di informazioni da inviare ad un utente. Ad esempio, se in un sito di e-commerce che vende capi di abbigliamento, passo più tempo nel’area jeans, il gestore del sito potrà sapere che mi interessa quella tipologia e inviarmi di conseguenza email commerciali su quel determinato prodotto. Questa è un po’ la filosofia di Google adSense che durante la navigazione, propone all’utente pubblicità della stessa categoria dei tuoi siti più visitati.
C’è chi considera questa prassi una “cortesia”, in quanto sostiene che ricevere informazioni commerciali su prodotti che sono di interesse dell’utente non è necessariamente qualcosa di così invasivo.
La commissione europea non è della stessa opinione. Ha infatti deciso che chi aderirà all’iniziativa di raccolta informazioni “comportamentali”, dovrà apporre un’icona riconoscibile sui suoi banner. L’utente sarà così subito informato sulla presenza di Cookies con funzione di tracciamento e avrà così modo di decidere se cliccare o no su quel banner.
La decisione è insindacabile. Anche gli operatori extraeuropei, se vorranno continuare a fare business nel nostro continente, dovranno adeguarsi alle leggi dell’UE, compresi i colossi Apple, Google e Facebook.
Di solito sono proprio queste tre aziende a fare il bello e il cattivo tempo nel web.
Riusciranno anche loro a piegarsi alla volontà dell’UE?